12 Rocca Sterria

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domenica  23 maggio 12a  ESCURSIONE  SOCIALE
Rocca Sterria

 

DATA: domenica  23 maggio
RITROVO: Park CIS V.le Diaz   
TRAGITTO: in auto

 

Cartografia  IGM scala 1:25000 Acquacadda 233 I SO – Santadi 233 II NO
Comuni interessati
 Nuxis – Siliqua – Assemini
Lunghezza  23 km
Dislivello in salita  1100 m (causa alcuni saliscendi: altrimenti sarebbe stato 400 in meno
Dislivello in discesa  come sopra
Tempo di percorrenza  otto ore (esclusa sosta pranzo)
Difficoltà  EE (causa lunghezza, dislivello, percorso reiterato su roccia e spuntoni)
Acqua  lungo il rio Camboni-Fenugu (ultima possibilità a Barracca Sassa)
Segnaletica  nessuna
Tipo di terreno  carrareccia, sentiero facile, sentiero natura, forra, cresta rocciosa
Interesse  geologico, naturalistico, paesaggistico
ATTREZZATURA: vestiario adeguato, scarponi 
PRANZO: al sacco 
RIENTRO: ore 20.30 circa 
ACCOMPAGNATORI: T. Dedola, G. Cirina 

    Descrizione naturalistico-paesaggistica   Lo scenario della Rocca Stérria e dei monti circostanti è tra i più belli e selvaggi del sud-Sardegna. Questa escursione è un replay delle classiche organizzate dal compianto presidente Angelo Berio: lui la guidava dal versate W della Rocca, noi la guideremo dal versante E. Sulla "Via Berio" il dislivello era di 1500 metri, lunghezza 27 km; oggi il dislivello è ridotto di 400 m (grazie a una direttissima) e la lunghezza di 4 km. La foresta di leccete dove penetreremo è la più grande d’Europa, e le montagne – in buona parte acquisite dal W.W.F. – sono le più selvagge dell’immenso compendio, patria del cervo. Oltre alla Punta Rocca Stérria (in carta Steria), i monti più alti e celebri sono Tiriccu, Mirra, Caràvius, Lattias, Arcosu, l’uno concatenato all’altro; una visione ortogonale lascerebbe immaginare quasi una grande "stella marina" a tre gambe che divaricano. La Rocca Stérria è interamente granitica, come il Lattias, e come il Lattias è un temibile baluardo di oltre 1000 m; con la differenza però che il Lattias, a causa della indescrivibile asperità, difende la miriade di guglie da ogni assalto, sia pure quando è tentato da alpinisti (in virtù del granito in disfacimento). Invece la dirimpettaia Rocca Stérria si lascia affrontare dall’escursionista per tutta la sua longitudine (mai però di lato, salvo che si tratti di ascesa alpinistica con chiodi ficcati a trapano). Terminato il lungo avvicinamento da N, la Rocca Stérria si presenta di colpo come una rupe complessa, protrusa verso N, il cui "muso" spaccato di netto nasconde una forra aggredibile mercè una lunga pietraia a pendenza di rottura (45°) composta di massi spigolosi caduti dalle pareti verticali. Questa pietraia è una versione più corta, ma più aspra, dell’altra (Sa Sulùdra o Costa Mammaluccas) che consente di risalire rapidamente dalla Gola di Gorropu fino all’altopiano del Supramonte di Orgòsolo.     Come si arriva   Da Cagliari sulla S.S. 130 fino a 1 km prima di Assemini, indi si sale la rampa per la Pedemontana Industriale (CASIC) e si va al bivio dell’Acquafredda. Da qui verso Nuxis fino al km 39,8. Si entra a sinistra e, dopo 5 km di strada forestale malridotta e affossata, ci si ferma alla Dispensa Antonietti.     Itinerario a piedi   Dalla Dispensa Antonietti (q. 292) si risale dolcemente lungo la carrareccia verso S, tralasciando le varie deviazioni dirette al M.Arcosu (che è visibile alla nostra sinistra). Dopo 500 m si risale ripidamente sulla carrareccia a dx (W), fino a una sella (q. 399), dalla quale si discende a W sino al rio Is Abis (q. 295: fin qui 2,5 km). Guadato il rio, risaliamo dolcemente a S, poi in piano e in discesa a W per un altro km (tralasciando le deviazioni a sn), fino al rio Camboni (q. 266), che guadiamo. Da qui comincia la risalita verso S – con quattro guadi dello stesso rio – fino alla Barracca Sassa (q. 330, totale km 5,5). Continuiamo a risalire per un altro km (tot. 6,5) dove a q. 400 lasciamo la sconnessa carrareccia e cominciamo l’ascesa a dx (ad W) nel bosco, lungo un antico sentiero che s’inerpica a serpentina, appena visibile tra il sottobosco ma delimitato da grandi sassi "nuragici"… e per la presente escursione anche da cartellini arancione catarifrangenti. Prima di q. 600 lasciamo il sentiero ben segnato per un sentieruolo a sn (attenzione: la deviazione è poco percepibile!) che ascende in forte pendenza dapprima attraverso il bosco fitto fino a una nursery di cervi, poi tende a sparire ma presto s’imbuca in una forra rocciosa ben delimitata, assai erta, arborata qua e là sui residui terrosi, piena di sassi e roccioni in equilibrio talora precario. Con tenacia e prudenza, risaliamo faticosamente sino alla forcella a q. 700 (totale km 8,5). Valicando, siamo ai piedi della grossa frana di massi che giace con pendenza di rottura tra l’enorme spacco del "muso" di Rocca Sterria. ASCENDENDO IN QUESTA SECONDA FORRA, RACCOMANDIAMO DI NON URLARE NE’ PARLARE AD ALTA VOCE, AD EVITARE CADUTA SASSI.         STÉRRIA è nome più appropriato rispetto a quello indicato in carta (Steria). L’oronimo ai tempi del Lamarmora (180 anni fa) era uguale all’attuale: infatti nel Voyage en Sardaigne la indicò come Perdasterri o Perdasteria. I pastori credono che il nome si riferisca al fatto che la rocca si estende in longitudine. E colgono nel segno, almeno a metà. Stérria è un p.p. da stérri, istérrere ‘distendere, dispiegare’. La sua base etimologica sta nell’accadico sītu(m) ‘proiezione, saliente’ (di mura cittadine, di fortificazioni), ‘prominenza o sporgenza rocciosa’ + erru(m) ‘disseccato, riarso’. Lo stato costrutto sīt-erru > s(ī)t-erru significa ‘(rocca) sporgente priva d’alberi’. Questo termine descrive esattamente la natura di questa spaventosa rocca granitica, che si proietta a nord con uno sperone asperrimo, in caduta verticale da ogni lato (escluso lo spacco della forra), frastagliato e minaccioso, la cui personalità ha sempre stimolato la fantasia dei pastori. Ora comincia la parte più impegnativa. Risaliamo lentamente tutta la frana, quindi continuiamo l’ascensione tra rocce e scarsa alberatura, sfruttando i minimi passaggi in roccia che consentiranno di raggiungere gradatamente, talora con l’aiuto delle mani, la parte cacuminale del grande sperone, chiamato M.Genna Spina (q.970): 1 km, tot. 9,5. Da questa vetta cominciamo la discesa continua, degradando anzitutto su cresta boscosa fino alla forcella di Genna Spina (q. 927); poi prendiamo la roccia a sinistra e con un breve salto ci inoltriamo in un "sentiero natura" del W.W.F., appena accennato, che in piano, o brevi discese e brevi salite, ci condurrà per 1 km fino al "Sentiero di Genna Spina" (una ex carrareccia), il quale a sua volta,e sempre in piano, s’innesterà nella "Via del Caràvius" (tot. 12 km). Su questa nuova carrareccia per 1,5 km discendiamo ripidamente sino a trovarci accanto al riu Fenugus: tot. 13,5. Ora discendiamo più tranquilli sulla carrareccia per circa 2 km, fino a innestare la carrareccia risalita al mattino. Ancora un altro km, e ci saldiamo col punto di q. 400 da cui al mattino avevamo cominciato l’ascesa a Rocca Stérria (tot. 16,5 km). Da questo punto l’itinerario di ritorno è lo stesso già descritto all’andata. Il totale dell’itinerario sarà di 23 km.     Direttori di Escursione   Tore Dedola, Gabriele Cirina     Raccomandazioni e avvertenze   Sono obbligatori gli scarponi. I bastoni da montagna vanno lasciati a casa, sia per la selva impediente, sia per i vari tratti rocciosi che li trasformano in fardelli ingestibili o dannosi. Seppure manchino veri e propri passaggi alpinistici, varie volte ci si arrampica mani-e-piedi, talora su piccoli spuntoni esposti, dove serve buona presa e sicurezza psico-fisica. Chi ha problemi di vertigini, artrosi cervicale, pressione sanguigna, o banali crisi emotive, non è adatto a questa escursione: iscriversi "da clandestino" serve a creare problemi all’intero gruppo e alle guide. Ovviamente le guide scarteranno già in partenza gli indiziati di defaillance. Risalendo lungo la grande frana, è rigorosamente vietato urlare o parlare a voce alta, ad evitare pericolose vibrazioni delle rocce instabili! Occorre portarsi da uno a due litri d’acqua (le bottiglie vuote vanno riempite al rio). L’itinerario ha numerosi bivi, che in ogni caso saranno segnalati da un cartellino arancione catarifrangente. È facile perdersi, se sgraniamo la "catena" umana. Chi ha bisogno di appartarsi, lasci lo zaino sul sentiero!     Norme di comportamento da tenere durante le escursioni   Ognuno segua – mai preceda! – il direttore d’escursione, le cui direttive vanno seguite con scrupolo. Due guide sono l’ideale per un gruppo disciplinato, insufficienti per ricercare un disperato "fai da te".     Dichiarazione di esonero di responsabilità   Il C.A.I. promuove la cultura della sicurezza in montagna in tutti gli aspetti. Tuttavia la montagna comporta rischi ineliminabili, pertanto con la richiesta di partecipazione all’escursione il partecipante esplicitamente attesta e dichiara: – di non avere alcun impedimento fisico e psichico alla pratica dell’escursionismo, di essere idoneo dal punto di vista medico e di avere una preparazione fisica adeguata alla difficoltà dell’escursione; – di aver preso visione e di accettare incondizionatamente il Regolamento Escursioni predisposto dal CAI – sezione di Cagliari; – di ben conoscere le caratteristiche e le difficoltà dell’escursione; – di assumersi in proprio, consapevolmente, ogni rischio connesso o conseguente alla partecipazione alla escursione, e pertanto di esonerare fin d’ora il CAI Sezione di Cagliari e i Direttori di Escursione da qualunque responsabilità.