6 Nuxis – Pantaleo

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domenica 28 febbraio 6a  ESCURSIONE  SOCIALE
Nuxis – Pantaleo

 

Cartografia IGMI Foglio  565 Sez. IV – Narcao
Comuni interessati
Nuxis, Santadi
Lunghezza 18 km circa
Dislivello in salita 1200 m circa
Dislivello in discesa 1100 m circa
Tempo di percorrenza 7 ore circa
Difficoltà EE
Acqua alla partenza; dopo 2 km; 3 km prima dell’arrivo
Segnaletica inesistente
Tipo di terreno sentiero, carrareccia, nessun tratto esposto
Interesse paesaggistico, geologico, naturalistico
Accompagnatori Tore Dedola, Giorgio Argiolas

  Descrizione naturalistico – paesaggistica   La foresta di Gutturu Mannu-Pantaleo-Nuxis-Siliqua-Capoterra-Sarrok-Pula è la più grande d’Europa, composta prevalentemente di Quercus ilex commiste a più rare Quercus suber, oltre a un sottobosco mediterraneo che sta pian piano raggiungendo il climax, con qualche ariosa possibilità di penetrare, qua e là, anche fuori pista. Sono numerose le montagne più alte dei 1000 m, legate tra di loro a catena o a stella: i nomi più celebri sono il M.Tiriccu, il M.is Caràvius, il M.Làttias, il M.Arcòsu. La fauna può dirsi oramai al completo: cervo, cinghiale, volpe, martora, gatto selvatico, nonché una ricca avifauna. La montagna oggidì è priva di pastori e porcari, ed è dominio dell’Ente Foreste. Tuttavia una collaudata collaborazione consente all’Ente Foreste (e al Corpo delle Guardie Forestali) di mettere a disposizione grandi porzioni di questo immenso compendio al fine della caccia al cinghiale. Le compagnie dei cacciatori sono straordinariamente numerose: soltanto nel minuscolo paese di Nuxis sono cinque. Sarebbe ingiusto svalutare il valore sociale della loro presenza. Se la foresta gode di ottima salute e tende a svilupparsi in purezza, diradandosi anche nel sottobosco, lo dobbiamo ai cacciatori, i quali per essa hanno un autentico culto, e tengono aperti numerosi sentieri. Ciò non toglie che alcuni paesi (es. Capoterra) non abbiano ancora resecato i legami della tradizione, lasciando sopravvivere una cospicua categoria di bracconieri, alcuni dei quali sembrerebbero essere simbiotici alle stesse compagnie di cacciatori autorizzati. Il fenomeno del bracconaggio, non essendo più possibile l’uso del fucile per il suo ingombro fisico …e acustico, è ritornato alle origini, alle tecniche furtive che furono in uso nell’Era Paleolitica. Quindi il bracconiere (noto anche come uccellatore), apre delle àndalas (sentieruoli) contorte ma funzionali. Nel più eclatante dei casi possono essere lunghe persino 30 km, e per alcuni anni restano rigorosamente in proprietà a chi le apre. Il proprietario flette alcuni rametti, vi dispone i laccioli tesi col "nodo del barcaiolo", e dove può fissa anche robusti lacci per catturare i cinghiali (se non qualche cervo…). Le rocce sono di quattro tipi. Da Nuxis si sale sui calcari del Cambriano, che a una certa altezza cedono posto ai graniti. Certi monti circumvicini, come il Caràvius, hanno un mantello di scisti cristallini che ricoprono i graniti in tutta l’area cacuminale. Più lontano verso S. Lucia dominano le quarziti in purezza.     Come si arriva   Nuxis si raggiunge da Cagliari sulla S.S. 130, che viene lasciata 1 km prima di Assémini salendo sulla rampa per la Pedemontana Industriale (CASIC) e andando in direzione Siliqua – Santadi fino al bivio dell’Acquafredda. Da qui si va a Nuxis, entrando quindi nella prima via a sinistra (quella con l’insegna della Farmacia).         Itinerario a piedi   Lungo la pista della RAI si raggiunge su asfaltino la sorgente di quota 297. Si lascia la stradetta che a sn condurrebbe all’antenna, e andiamo diritti (a SE) risalendo un erto sentiero di brecce cambriche, che presto lasciano il posto ai calcari cambrici. Stiamo entrando stabilmente entro l’ombrosa foresta del Sulcis. Dopo oltre 800 m in ascesa per un erto canalone dal suolo duro e pietroso, siamo allo sperone panoramico di q. 504, del quale valichiamo la sella sotto Punta Portelittus, entrando in una seconda valle ombrosa, che intersechiamo di sghembo con minore fatica su sentiero soffice, impattando in breve una ex-carrareccia (che risale a dx e presto muore). Anziché prendere questa, continuiamo diritti, ascendendo per 200 m su una carrareccia in disuso, ed a q. 562 innestiamo (tot. 1700 m) in una rotabile bianca risalente dalla frazioncina di Crabì verso il Rifugio Macciocco e oltre verso le alte quote. Ascendiamo sulla rotabile per 2000 m (in questo tratto, dopo 700 m, c’è una bella fonte) fino a una sbarra forestale che a dx blocca l’avvicinamento al M.Tamàra (tot. 3700 m). Entriamo nell’ariosa pista del M. Tamàra, lungo la quale ascendiamo per oltre 700 m (tot. km 4,4). Quindi la abbandoniamo per una pista a sinistra, che presto si restringe e tende a disporsi lungo la dorsale del territorio chiamato Tamàra, dove ascendiamo gradatamente ed agevolmente su suolo soffice con direzione SE: dapprima fino a q. 834, poi fino a una capanna di cacciatori, infine alla Punta Arriarìnu (q. 998), ed in piano procediamo fino a Punta su Fixi (q. 1001): km 2,5. Totale km 6,3. Da qui, sempre all’ombra della foresta e su terreno soffice, comincia la discesa a S’Arcu de Barisòni: q. 875 (m 700, tot. Km 7). In questa sella (un’area di pochi metri quadri) siamo momentaneamente avulsi dall’abbraccio cieco della foresta, e possiamo godere un bel panorama da tutte le parti: a W sulla boscosa valle mineraria di Tattinu, a S sul M. Nieddu e il contiguo M. Tiriccu, ad E sulle variegate forre da cui emerge la lunghissima bastionata del M. Sa Mirra, del M. is Caravius, del M. Genna Spina. Da questo momento il sentierino (da noi ripulito a più riprese per renderlo almeno intuibile) percorre la fiancata E del M. Nieddu. Esso, rispetto a quello già percorso, cambia radicalmente, divenendo duro, dal suolo friabile, a forte pendenza laterale, non troppo visibile, con numerosi saliscendi: e così sta per un interminabile chilometro che rallenterà la nostra marcia, facendoci fare oltre 200 m di dislivello in ascesa nonostante che ufficialmente risalga di soli 80 m. Totale 8 km. Dall’Arcu de M. Nieddu procediamo lungo la dorsale, verso E, per circa 900 m, superando una serie di rocce e roccette, ed aggirando qualche cresta, fino a che non ci ritroveremo alla base della vetta del M. Tiriccu (totale km 8,8). Da qui ci reimmergiamo nella foresta ombrosa, e percorriamo per 1,3 km un sentiero, dapprima su dorsale, poi stando a sinistra della vetta, fino a che essa s’innesta in una carrareccia che in risalita ci porta rapidamente a S’Arcu de S’Oliòni (q. 918). Totale km 10,2. Da questa sella valichiamo definitivamente, entrando a Sud nel bacino di Pantalèo. D’ora in poi l’itinerario sarà sempre in discesa. Decliniamo per oltre 1 km (tot. km 11,2) lungo la carrozzabile forestale, quindi la lasciamo per una pista visibile a dx, che discende sinuosamente nella foresta ombrosa. Da questo momento la descrizione dell’itinerario ha poco senso, poiché la via declina tenendosi sempre alquanto larga. Dobbiamo tralasciare le piste laterali che spesso risalgono. Giungiamo in tal guisa a una baracca di cacciatori. Da qui prendiamo una pista a fondo naturale (ma transitabile coi fuori-strada) che in circa 4 km ci porta al ponticello di Pantalèo. Totale km 18.         Raccomandazioni e avvertenze   Chi ha i bastoni da montagna, li porti: serviranno in qualche tratto pendente e nella discesa, oltreché nella ripida salita iniziale. Sono obbligatori gli scarponi. Per l’acqua, basta una bottiglia da ½ litro (d’estate ne serve una da 2 litri). Nonostante la sufficiente praticabilità dell’itinerario, esso ha numerosi bivii. Nessun dorma! Chi si deve appartare, lasci lo zaino al centro del sentiero!     Norme di comportamento da tenersi durante le escursioni Le due guide staranno una in testa e una in coda. Quella di testa si fermerà ad ogni bivio per ricompattare il gruppone. Ciò non toglie che il gruppone possa sgranarsi per motivi banali. Questi sono i momenti in cui un gruppetto sgranato (isolato) può perdersi (e giuriamo che sul Tamàra è facilissimo!). Nessun dorma! Tenete i contatti con chi precede e chi segue! È rigorosamente vietato superare la guida di testa. Chi lo facesse, e poi si smarrisse ai bivii, non ha diritto di essere recuperato. Infatti 2 guide sono il numero ideale per guidare un gruppo disciplinato, ma insufficienti a cercare un disperato, poiché nel mentre non possono abbandonare il gruppone a se stesso! Peraltro, in Febbraio fa buio presto.     Dichiarazione di esonero di responsabilità   Il Club Alpino Italiano promuove la cultura della sicurezza in montagna in tutti i suoi aspetti. Pur tuttavia la frequentazione della montagna comporta dei rischi comunque ineliminabili e pertanto con la richiesta di partecipazione all’escursione il partecipante esplicitamente attesta e dichiara: ·         di non aver alcun impedimento fisico e psichico alla pratica dell’escursionismo, di essere idoneo dal punto di vista medico e di avere una preparazione fisica adeguata alla difficoltà dell’escursione; ·         di aver preso visione e di accettare incondizionatamente il Regolamento Escursioni predisposto dal CAI – Sezione di Cagliari; ·         di ben conoscere le caratteristiche e le difficoltà dell’escursione; di assumersi in proprio in maniera consapevole ogni rischio conseguente o connesso alla partecipazione all’escursione e pertanto di esonerare fin da ora il CAI Sezione di Cagliari e i Direttori di Escursione da qualunque responsabilità.